Quando ci si accinge a realizzare opere di risanamento su una vecchia casa, normalmente ci si trova a dover scegliere tra due distinti modelli di intervento: il restauro, ovvero il ripristino delle parti deteriorate o il rifacimento delle parti mancanti nel rispetto del modello originale, e il rinnovamento, ovvero la sostituzione delle parti vecchie con elementi nuovi che non necessariamente devono rispettare il modello preesistente.
Anche i più accesi sostenitori del restauro non possono fare a meno di riconoscere che una casa deve poter essere modificata nel tempo per adeguarsi alle mutevoli esigenze di chi la abita e per rispondere alle necessità di fruibilità e benessere ambientale. D’altronde, chi sceglie di recuperare un vecchio edificio deve essere consapevole che non potrà utilizzarlo come un semplice contenitore in cui inserire forzatamente spazi e funzioni predeterminati.
Sarà necessario attenersi ad una progettazione che, rispettando le principali caratteristiche tipologiche, strutturali e costruttive dell’edificio, lo modifichi per adattarlo alle proprie esigenze.
Cambiare la posizione interna dei locali può rivelarsi, talvolta, il solo modo per migliorarne la funzionalità e lo sfruttamento degli spazi. Anche se le modifiche da apportare appaiono limitate, comporteranno in ogni caso spese non indifferenti, avranno carattere permanente e potranno anche coinvolgere la struttura dell’edificio, modificandone la stabilità.
Oltre alla decisione di cambiare la destinazione d’uso dei locali a disposizione, che dipenderà dalle dimensioni del fabbricato, dal numero di componenti della famiglia, dalle sue preferenze e abitudini di vita, dal punto di vista distributivo si dovranno risolvere quei problemi comuni a quasi tutti gli interventi che si propongono di conciliare un edificio rustico con le esigenze della vita moderna, vale a dire l’adeguamento dei servizi igienici, l’organizzazione dei collegamenti orizzontali e dei disimpegni (corridoi e aperture), la creazione dei collegamenti verticali (scale).